La chirurgia plastica trova largo impiego in seguito a importanti dimagrimenti che possano conseguire a
dieta e attività fisica piuttosto che a interventi di chirurgia bariatrica. Ciò che infatti esita al termine di
importanti processi di dimagrimento è l’accumulo di cute che risulterà quindi sovrabbondante, essendo
stata “distesa” da anni di sovrappeso. Il ruolo della chirurgia plastica, quindi, una volta raggiunto e
mantenuto il peso ideale, è quello di ridefinire il proprio profilo corporeo (body contouring), mediante
l’asportazione di tale tessuto esuberante.
Gli interventi più frequentemente eseguiti su pazienti cosiddetti “ex-obesi” sono l’addominoplastica,
l’addominoplastica circonferenziale (torsoplastica), il lifting delle cosce, la brachioplastica o lifting delle
braccia e la mastoplastica riduttiva associata alla mastopessi. Si tratta spesso di interventi “importanti”
dal punto di vista della loro entità e dei successivi tempi di recupero, con risultati spesso straordinari ma
con il rovescio della medaglia della presenza di estese cicatrici residue, che comunque un ottimo chirurgo
plastico cerca di nascondere il più possibile in zone meno visibili o nascoste.

L’obiettivo di questo tipo di interventi è quello di ripristinare la migliore immagine corporea possibile al
termine di importanti processi di dimagrimento, così da restituire al paziente non solo un corretto stato di
salute (grazie alla perdita di peso) ma anche un aspetto fisico che renda merito al lungo e difficile percorso
seguito nei mesi e anni precedenti, dopo anni di sovrappeso e obesità.
ADDOMINOPLASTICA ED ADDOMINOPLASTICA CIRCONFERENZIALE
L’addominoplastica viene utilizzata per migliorare la funzionalità e l’aspetto estetico della regione
addominale nel caso in cui sia stata danneggiata, alterata e distesa da una gravidanza, dal sovrappeso,
dal semplice invecchiamento o da interventi chirurgici precedenti.
Le tecniche chirurgiche possono trattare, a seconda dei casi:
- Il piano cutaneo, il quale viene “rimesso in tensione”, dando all’addome un aspetto naturale, con
una cicatrice il meno evidente possibile; - Il piano adiposo, spesso con un eccesso di grasso correlato all’eccesso di cute;
- Il piano muscolare, del quale viene ripristinata la continenza (con suture o reti) in caso di diastasi,
ossia di separazione dei muscoli retti addominali destro e sinistro.
La scelta di asportare, in maniera diversa, cute e tessuto adiposo in eccesso è legata all’aspetto e alla
qualità dei tessuti dell’addome al termine della perdita di peso, nonché alla conformazione fisica del
paziente.
Per questo motivo è necessario dividere le tecniche chirurgiche in due gruppi distinti:
- Le addominoplastiche estese, che operano sull’intero addome, con riposizionamento
dell’ombelico, e con una cicatrice che viene posizionata lungo tutta la parte anteriore della
regione addominale inferiore - Le addominoplastiche localizzate, o “miniaddominoplastiche”, che trattano una specifica area
della parete addominale, determinano un’asportazione ridotta della cute e spesso non
richiedono nessun intervento sull’ombelico, con una cicatrice che sarà spesso equiparabile a
quella di un taglio cesareo, quindi di lunghezza nettamente inferiore rispetto a quanto
necessario per una addominoplastica completa ed estesa.
Indipendentemente dal tipo di intervento, generalmente si opta per eseguire questo tipo di procedure in
anestesia generale, con dimissione la mattina successiva all’intervento, in genere con uno o due
drenaggi e una medicazione o guaina compressiva che aiuterà la paziente nel recupero postoperatorie
nelle settimane successive.
La diastasi dei retti addominali, molto spesso corretta in corso di addominoplastica, è una
condizione frequentemente determinata – in esiti di gravidanze, perdite di peso importanti o
interventi chirurgici addominali profondi – dalla separazione dei muscoli retti addominali, che
sono normalmente uniti lungo la linea centrale dell’addome, la cosiddetta “linea alba”
determinando quindi non solo una perdita di consistenza della parete addominale, ma anche
la possibile formazioni di ernie, ossia la protrusione dei visceri addominali attraverso la parete
muscolare.
br>Spesso infatti, soprattutto le donne dopo una o più gravidanze, magari gemellari o con acquisizioni di peso molto importanti, a distanza di mesi dal parto si ritrovano con un addome ben diverso rispetto a quello che avevano prima della gravidanza. Perché?
L’addome nei nove mesi della gestazione si è progressivamente dilatato per far posto all’utero e al bambino e questo ha determinato un allontanamento dei due muscoli retti dell’addome, nonché un assottigliamento e indebolimento del tessuto che forma la linea alba (una sorta di “cicatrice” che, come detto, unisce i due muscoli retti addominali). Seppur in buona parte dei casi questa è considerata una condizione fisiologica, e quindi normale, legata ai mesi successivi al parto e che normalmente si risolve entro le 8-12 settimane dalla nascita del bambino, in altri casi tale condizione non è destinata ad auto-risolversi e anzi può progressivamente peggiorare, paradossalmente anche e soprattutto in casi di pazienti che riprendano una attività sportiva intensa, che con l’intento di rafforzare la parete muscolare vedono invece strane “forme” sporgere dal centro dell’addome, proprio a causa della perdita di continenza muscolare.
Un altro fattore di rischio è come detto il sovrappeso: che sia pre-gestazionale o legato alla gravidanza, questo espone a un maggior rischio di diastasi dei muscoli retti dell’addome, sempre in considerazione della “spinta” determinata da un eccesso di volumi dall’interno dell’addome. La cosiddetta diastasi dei muscoli retti addominali può anche associarsi, in particolare dopo gravidanze multiple, a un eccesso di cute nella regione inferiore dell’addome o intorno all’ombelico, donando un antiestetico aspetta di pancia gonfia ma con cute rilassata.
L’unica reale soluzione a questo tipo di problema muscolare consiste in un intervento chiamato “sintesi dei muscoli retti addominali” che può essere eseguito da solo (e allora è maggiormente di competenza dei chirurghi generali) o in associazione a una addominoplastica (o miniaddominoplastica) in caso in cui si renda necessario correggere anche un eccesso di cute rilassata.
L’intervento di riparazione della diastasi dei retti addominali prevede un accesso chirurgico laparoscopico (i classici cosiddetti “tre buchini”) nel caso in cui non vi sia eccesso cutaneo da correggere, o un accesso simile al taglio cesareo nel caso in cui si voglia invece anche eliminare della cute sovrabbondante. Una volta raggiunto il piano muscolare, sarà possibile riavvicinare i muscoli tramite apposite suture profonde (per i casi meno importanti) o apponendo delle reti sintetiche (o semi-sintetiche) che verranno suturate al muscolo retto addominale destro e sinistro, garantendone quindi la totale continenza.
br>Spesso infatti, soprattutto le donne dopo una o più gravidanze, magari gemellari o con acquisizioni di peso molto importanti, a distanza di mesi dal parto si ritrovano con un addome ben diverso rispetto a quello che avevano prima della gravidanza. Perché?
L’addome nei nove mesi della gestazione si è progressivamente dilatato per far posto all’utero e al bambino e questo ha determinato un allontanamento dei due muscoli retti dell’addome, nonché un assottigliamento e indebolimento del tessuto che forma la linea alba (una sorta di “cicatrice” che, come detto, unisce i due muscoli retti addominali). Seppur in buona parte dei casi questa è considerata una condizione fisiologica, e quindi normale, legata ai mesi successivi al parto e che normalmente si risolve entro le 8-12 settimane dalla nascita del bambino, in altri casi tale condizione non è destinata ad auto-risolversi e anzi può progressivamente peggiorare, paradossalmente anche e soprattutto in casi di pazienti che riprendano una attività sportiva intensa, che con l’intento di rafforzare la parete muscolare vedono invece strane “forme” sporgere dal centro dell’addome, proprio a causa della perdita di continenza muscolare.
Un altro fattore di rischio è come detto il sovrappeso: che sia pre-gestazionale o legato alla gravidanza, questo espone a un maggior rischio di diastasi dei muscoli retti dell’addome, sempre in considerazione della “spinta” determinata da un eccesso di volumi dall’interno dell’addome. La cosiddetta diastasi dei muscoli retti addominali può anche associarsi, in particolare dopo gravidanze multiple, a un eccesso di cute nella regione inferiore dell’addome o intorno all’ombelico, donando un antiestetico aspetta di pancia gonfia ma con cute rilassata.
L’unica reale soluzione a questo tipo di problema muscolare consiste in un intervento chiamato “sintesi dei muscoli retti addominali” che può essere eseguito da solo (e allora è maggiormente di competenza dei chirurghi generali) o in associazione a una addominoplastica (o miniaddominoplastica) in caso in cui si renda necessario correggere anche un eccesso di cute rilassata.
L’intervento di riparazione della diastasi dei retti addominali prevede un accesso chirurgico laparoscopico (i classici cosiddetti “tre buchini”) nel caso in cui non vi sia eccesso cutaneo da correggere, o un accesso simile al taglio cesareo nel caso in cui si voglia invece anche eliminare della cute sovrabbondante. Una volta raggiunto il piano muscolare, sarà possibile riavvicinare i muscoli tramite apposite suture profonde (per i casi meno importanti) o apponendo delle reti sintetiche (o semi-sintetiche) che verranno suturate al muscolo retto addominale destro e sinistro, garantendone quindi la totale continenza.
Decorso post-operatorio
La dimissione avviene in genere dopo 2-3 giorni, con la raccomandazione di portare una
fascia addominale per almeno un mese e di evitare qualunque tipo di sforzo muscolare,
proprio al fine di evitare che le suture apposte o le reti posizionate possano letteralmente
“strapparsi” e quindi vanificare i risultati dell’intervento. Trascorso il tempo di guarigione
biologica dei tessuti, la paziente può tornare a eseguire qualunque attività fisica, anche
sportiva.
ADDOMINOPLASTICA CIRCONFERENZIALE
Anche detta “torsoplastica”, viene eseguita in pazienti il cui dimagrimento ha portato a una importante
calasi di cute non solo a livello della regione addominale ma anche a livello della regione dorsale e dei
fianchi. Per poter correggere anche questo tipo di difetti anatomici, quindi, il chirurgo può decidere di
estendere l’incisione anteriore anche a tutta la regione posteriore, al confine tra i glutei e la regione
lombare, così da poter rimuovere l’eccesso di tessuti anche posteriormente.
Questo tipo di tecnica comporta ovviamente un allungamento dei tempi operatori, un decorso clinico e
un recupero più lunghi, e spesso delle cicatrici più visibili rispetto a una addominoplastica classica.
MASTOPLASTICA RIDUTTIVA E MASTOPESSI
La mastoplastica riduttiva è un intervento chirurgico volto a risollevare e
ridurre il seno ipertrofico, ossia eccessivamente voluminoso, donando alla
paziente il volume mammario più adatto al suo corpo a seconda delle esigenze
individuali, spesso andando a costituire un beneficio terapeutico in merito a
frequenti dolori alla schiena e al collo condizionanti talora una postura errata.
La mastopessi, nota anche come lifting del seno, è un intervento chirurgico volto a risollevare e rimodellare il seno cadente, restituendogli una forma più giovanile e tonica. Questa procedura può essere eseguita sia con che senza l’inserimento di protesi mammarie, a seconda delle esigenze e dei desideri della paziente. L’obiettivo principale della mastopessi è di migliorare l’aspetto estetico del seno, elevando la posizione dei seni cadenti e, se necessario, riducendo la dimensione dell’areola per renderla proporzionata al nuovo contorno del seno. Quando si esegue una mastopessi con protesi, l’intento è anche quello di aumentare il volume del seno, oltre a migliorarne la forma e la posizione.
La mastopessi, nota anche come lifting del seno, è un intervento chirurgico volto a risollevare e rimodellare il seno cadente, restituendogli una forma più giovanile e tonica. Questa procedura può essere eseguita sia con che senza l’inserimento di protesi mammarie, a seconda delle esigenze e dei desideri della paziente. L’obiettivo principale della mastopessi è di migliorare l’aspetto estetico del seno, elevando la posizione dei seni cadenti e, se necessario, riducendo la dimensione dell’areola per renderla proporzionata al nuovo contorno del seno. Quando si esegue una mastopessi con protesi, l’intento è anche quello di aumentare il volume del seno, oltre a migliorarne la forma e la posizione.
LIFTING DELLE COSCE O DERMOLIPECTOMIA INGUINO-CRURALE
Un importante dimagrimento può portare, tra gli altri difetti, anche alla formazione di importanti eccessi
cutanei a livello della faccia mediale delle cosce.
L’intervento di lfting cosce si pone quindi proprio l’obiettivo di migliora l’aspetto del profilo interno delle
cosce, che diventano più toniche, eliminando il fastidio causato dallo sfregamento della superficie interna
degli arti. Il lifting delle cosce può comportare una cicatrice posizionata lungo la superficie mediale della
coscia ed estesa fino al solco infragluteo (nei casi di eccessi cutanei meno importanti), oppure una
cicatrice molto più estesa nei casi più accentuati, associando la cicatrice inguinale a un’incisione verticale
sulla faccia interna della coscia sino al ginocchio
LIFTING DELLE BRACCIA O BRACHIOPLASTICA O DERMOLIPECTOMIA BRACHIALE
Il lifting delle braccia, o brachioplastica, è un intervento di rimodellamento degli arti superiori. Il lifting
delle braccia permette di correggere il rilassamento dei tessuti ed eventualmente anche i depositi di
grasso localizzati, dando maggiore tonicità alla zona sottoposta a intervento. In molti casi prevede una
prima fase di lipoaspirazione, per ridurre la circonferenza delle braccia, e quindi la rimozione dei tessuti
in eccesso. A seconda dell’entità dell’inestetismo, la brachioplastica può comportare una cicatrice nella
faccia interna delle braccia (di lunghezza variabile ed eventualmente estesa fino al gomito), oppure
un’incisione molto più ridotta, nella piega del cavo ascellare
GINECOMASTIA
La ginecomastia è rappresentata dallo sviluppo di un “seno maschile”, tipica di alterazioni dell’equilibro
ormonale in ragazzi giovani o anche molto giovani, oppure di importanti acquisti e cali di peso. Durante
la fase di acquisizione di peso è tipico l’accumulo di tessuto adiposo, mentre nella fase di cali di peso si
verifica tipicamente uno svuotamento della zona interessata, con un conseguente rilassamento cutaneo,
simile alla ptosi mammaria della donna. Si parla di ginecomastia “vera” quando lo sviluppo di un seno
maschile è rappresentato dalla vera e propria formazione di tessuto ghiandolare (tipico di alterazioni
ormonali adolescenziali o di abuso di ormoni), mentre si parla di ginecomastia “falsa” quando l’aumento
di seno maschile è dovuto alla deposizione di tessuto adiposo (tipica di pazienti sovrappeso).
Molto spesso, in realtà, la ginecomastia è definita come “mista”, ossia dovuta sia alla deposizione di grasso, sia alla formazione di tessuto ghiandolare vero e proprio. A seconda della classificazione dell’inestetismo, la correzione può avvenire con la lipoaspirazione, con un vero e proprio intervento chirurgico (eliminando il tessuto ghiandolare in eccesso), oppure abbinando entrambe le tecniche, asportando sia la componente adiposa, sia la componente ghiandolare, adattando successivamente anche l’eventuale eccesso di cute residuo. A seconda dell’entità dell’eventuale eccesso di cute, potranno rendersi necessarie cicatrici che possono estendersi – nei casi più moderati – all’areola oppure – nei casi più importanti – anche alla porzione inferiore e laterale della regione pettorale.
Molto spesso, in realtà, la ginecomastia è definita come “mista”, ossia dovuta sia alla deposizione di grasso, sia alla formazione di tessuto ghiandolare vero e proprio. A seconda della classificazione dell’inestetismo, la correzione può avvenire con la lipoaspirazione, con un vero e proprio intervento chirurgico (eliminando il tessuto ghiandolare in eccesso), oppure abbinando entrambe le tecniche, asportando sia la componente adiposa, sia la componente ghiandolare, adattando successivamente anche l’eventuale eccesso di cute residuo. A seconda dell’entità dell’eventuale eccesso di cute, potranno rendersi necessarie cicatrici che possono estendersi – nei casi più moderati – all’areola oppure – nei casi più importanti – anche alla porzione inferiore e laterale della regione pettorale.
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